Alessandria Pride torna il

31 maggio 2025

La mappa e le informazioni utili

Il corteo del 25 maggio

Ecco il percorso del corteo.

Sabato 25 maggio alle ore 15:00 ad Alessandria in Corso Crimea (angolo Corso Roma) si è svolto il corteo di Alessandria Pride.

Il corteo è partito alle ore 17:00 ed è giunto al Parco Carrà/Pride Village alle ore 19:00 dove ci hanno atteso chioschi con street food e banchetti delle associazioni.

Un divenire di iniziative

Verso il Pride 2025

Scopri gli eventi di accompagnamento al Pride che ciascuna associazione propone da oggi fino al 31 maggio (e oltre).
Il calendario è ancora incompleto perché in costante aggiornamento.

Documento politico del Pride 2025

Mai come in questo 2025 c’è davvero bisogno del Pride. Il quadro politico mondiale è profondamente cambiato: forze politiche di destra e partiti reazionari hanno preso il potere in molti paesi occidentali, e sono andati immediatamente a colpire la comunità LGBTQIA+. Leggi contro le persone LGBTQIA+ sono state approvate con una preoccupante velocità in paesi nei quali la convivenza delle diversità era da decenni un dato di fatto. Addirittura, in Ungheria – un paese la cui legislazione omofoba era già seconda solo alla Russia di Putin e del Primate Kirill – è stata approvata una legge che vieta lo svolgimento stesso del Pride. È messa in discussione perfino l’esistenza stessa della comunità LGBTQIA+: l’attacco è netto e spietato verso le persone trans, non-binary e intersex, sia per la loro collocazione nella società (ne è esempio l’esclusione dalle competizioni sportive e dall’esercito promossa dall’amministrazione americana), sia per gli aspetti sanitari legati al percorso di affermazione di genere (tagli di fondi e accesso alle cure limitato). Ma l’attacco è netto anche verso le famiglie arcobaleno, la cui esistenza viene di fatto negata, così come viene negato il diritto alla genitorialità di gay e lesbiche.

Vengono in generale promosse politiche che rivendicano a sé il diritto al controllo dei corpi, e non solo delle persone LGBTQIA+, ma anche di donne (ne è un esempio l’attacco al diritto all’aborto), migranti e disabili (come quello che sta succedendo nell’Argentina governata da Milei). La promulgazione quasi giornaliera di provvedimenti in questa direzione rende perfino difficile seguirne l’evoluzione.

Vi è infine la chiara volontà politica di limitare la libera manifestazione e i Pride, che si esprime con la massima chiarezza e determinazione con il cosiddetto “decreto sicurezza”. Esso prevede infatti l’introduzione di una serie di nuovi reati, e di molte circostanze aggravanti a reati già esistenti, che vanno deliberatamente a colpire l’area della manifestazione del dissenso e le sue modalità̀ di espressione, specie nei luoghi e tra le persone, ove più acutamente emergono disagio, diseguaglianza, povertà. Vi è la volontà di delegittimare la protesta e ridurne la portata politica, e vi sono parti delle forze dell’ordine che soffocano con la violenza le manifestazioni. Proprio l’intensificarsi della repressione da parte delle forze dell’ordine, diretta in particolare verso giovani e giovanissimi, alla quale abbiamo assistito negli ultimi due anni, deve suonare come un campanello di allarme pericoloso per lo stato della nostra democrazia.

Quest’anno ricorre l’ottantesimo Anniversario della Liberazione. Oggi come ieri, e ancora più che nel recente passato, è indispensabile scendere in strada per lanciare un grido di orgoglio e di protesta da parte di chi si sente chiamato nuovamente a resistere, in un mondo ed un paese che sembra scegliere nuovamente la strada sbagliata.

Il claim per ALPRIDE 2025 è Corpi ribelli, un messaggio di rivendicazione e libertà, di autodeterminazione e valorizzazione di ogni individualità, ma anche un invito a ribellarsi a chi vuole imporre la propria etica. Proprio per celebrare la Liberazione, la parola ribelli sta lì a ricordare chi si è opposto al regime e al fascismo a costo della propria vita, permettendoci di vivere in un paese democratico, che difenderemo con tutte le nostre forze da chiunque di quella democrazia si voglia sbarazzare.

In un momento storico nel quale gli episodi di omotransfobia crescono ogni giorno e i diritti conquistati in decenni di lotte vengono repentinamente messi in discussione, le nostre rivendicazioni sono ancora più forti e nette, e ci vedono compatti a difendere l’intera comunità LGBTQIA+, senza cedere a nessun compromesso che ne lasci indietro anche una minima parte.

Il silenzio assordante della classe politica al governo in Italia dopo ogni attacco omotransfobico è un chiaro segno dei tempi in cui viviamo. Dopo l’affossamento della legge Zan, assistiamo ad un silenzio legislativo ormai calcificato. A livello europeo, nonostante buona parte dei suoi Stati prenda una posizione netta contro le norme ungheresi che vietano la cosiddetta propaganda omosessuale, l’Italia ne resta esclusa.

Crediamo che ci sia urgente bisogno di prendere misure nette che proteggano la comunità LGBT+ da attacchi omotransfobici. Crediamo che sia fondamentale intervenire sulla legge Mancino, introdotta nel 1993 per punire i crimini d’odio e dell’incitamento all’odio, inserendo le discriminazioni per sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità, accanto alle discriminazioni per razza, etnia e religione (già contemplate), e promuovendo anche una serie di azioni per prevenirle.

Chiediamo che si attivino iniziative contro ogni forma di omobilesbotransfobia e misoginia, che sono figlie della stessa cultura patriarcale che nutre la violenza maschile, di genere e domestica, anche tramite politiche culturali e sociali efficaci di contrasto a questo fenomeno, che affrontino la questione come una priorità da risolvere. Rivendichiamo a questo scopo, la centralità dell’attività dei centri antiviolenza e degli sportelli di ascolto, che vanno adeguatamente finanziati.

Riteniamo odiosi i recenti attacchi alla comunità trans da parte dei governi ultraconservatori. Ci opponiamo alla scelta di promuovere misure che minano il riconoscimento delle persone transgender e promuovono al contempo la loro esclusione dalla società, come quanto viene fatto in America dal governo americano riguardo l’esclusione delle persone trans dall’esercito (provvedimento peraltro già bloccato dalla corte di giustizia) e dalle competizioni sportive. Ma chiediamo con forza che vengano finanziati farmaci e presidi sanitari necessari al percorso di affermazione di genere, in modo che esso sia reso fruibile dalle persone che ne hanno bisogno.

Chiediamo che la legge 164 non venga messa in discussione nei suoi principi, come invece si sente dire dalle parti della maggioranza che governa il nostro paese, anzi piuttosto chiediamo che essa venga migliorata ed attualizzata nella sua applicazione, affinché sia garantito a tutte le persone il diritto all’autodeterminazione del proprio corpo e della propria identità di genere, anche sui documenti di identità. Chiediamo anche che questo sia garantito alle persone che non intraprendono un percorso di affermazione di genere, ma a quanti semplicemente non si riconoscano in un genere specifico.   

Chiediamo quindi di riconoscere per legge la procedura delle carriere alias, in tutte le Scuole e Atenei, e che questo primo passo ispiri una riforma più ampia per tutta la Pubblica Amministrazione. Chiediamo che i Dirigenti Scolastici del nostro territorio aderiscano all’iniziativa e deliberino in favore della Carriera Alias nelle loro sedi, e che forniscano al corpo docente gli strumenti per capire a fondo i temi dell’identità sessuale e dell’identità di genere.

Chiediamo inoltre di: implementare gli strumenti informativi per l’accesso alla salute delle persone transgender; facilitare l’accesso ai servizi di sostegno psicologico e psichiatrico con personale adeguatamente formato nelle strutture pubbliche, nonché accesso agli screening di prevenzione durante e dopo il percorso medico di affermazione di genere o non medicalizzate; facilitazione dell’accesso alla terapia ormonale in tutte le Regioni in modo omogeneo; istituzione di sportelli territoriali di assistenza/orientamento facilmente accessibili, con funzioni di ascolto e supporto psicologico, anche in partenariato con enti pubblici territoriali e soggetti del privato sociale; prevedere percorsi di accompagnamento post-intervento di attribuzione chirurgica del sesso.

Chiediamo infine che ai seggi elettorali ci sia il superamento dei registri divisi in base al genere.

Le coppie costituite da persone dello stesso sesso, benché dovrebbero avere uguale dignità e medesimi diritti assicurati delle coppie eterosessuali, sono soggette in Italia ad un principio, di fatto, antidemocratico e discriminatorio poiché sprovviste per legge della possibilità d’accesso al matrimonio. Chiediamo pertanto parità di diritti anche su questo piano, difendendo quelle conquiste e quelle tutele alla parità già raggiunte da altri paesi d’Europa e non solo.

Inoltre, il concetto stesso di famiglia, che ha subito numerose mutazioni nel corso della storia, necessita oggi più di ieri di una profonda riflessione inerente alla sua stessa natura, al fine di poter integrare la sua esistenza sul telaio giuridico-legale italiano da analizzarsi e modificarsi in relazione alle evoluzioni sociali e culturali che caratterizzano di fatto questa istituzione. È fondamentale riflettere sul suo stretto legame giuridico con il matrimonio, che andrebbe invece slegato per allargarlo a tutte le esperienze eterogenee che già esistono e che meritano un riconoscimento formale e giuridico, per accedere a diritti da cui restano altrimenti escluse. Le persone si amano, convivono, si prendono cura le une delle altre, crescono figli in una moltitudine di schemi e possibilità che è sbagliato cercare di ridurre ad un unico modello. La famiglia è il primo luogo e istituzione con cui veniamo in contatto, il primo ambiente in cui entriamo in relazione con altri ed in cui si costruiscono rapporti di solidarietà tra persone, e di cui subiamo, necessariamente, influenze e condizionamenti: per questa ragione esso non può essere escludente e fondato su paradigmi discriminatori. È quindi, secondo noi, necessario ripensare totalmente l’ambiente familiare, legato troppo spesso ad una visione retrograda, ancora machista e patriarcale.

Salutiamo con favore la recente possibilità di adozione di minori da parte di single. E tuttavia riteniamo necessaria una rivalutazione culturale, in un assetto anti-patriarcale, che garantisca la possibilità di adozione da parte di quegli individui e quelle coppie in grado di garantire al minore un clima sereno in cui vivere, indipendentemente dall’orientamento sessuale.

Siamo fortemente preoccupati dalla scelta del governo di considerare la Gestazione Per Altrə (GPA) reato universale, equiparandola a reati odiosi come i crimini di guerra, la pedofilia e il genocidio, consci che dietro questa scelta si nasconda la volontà di colpire le coppie omogenitoriali.

Chiediamo quindi che questo provvedimento venga abrogato e si riprenda il dibattito laico e informato sulla GPA, libero da ogni ideologia e strumentalizzazione, che analizzi la stessa in quanto strumento trasversale per tutti i differenti orientamenti sessuali (più del 85% delle GPA sono intraprese da coppie eterosessuali) e non come strumento di riduzione del diritto genitoriale di taluni.

In supporto a un ampliamento del concetto di genitorialità, chiediamo l’abolizione della Legge 40/2004 e la parità di diritti per tuttə all’accesso alla Procreazione Medicalmente Assistita.

Infine, chiediamo con urgenza che venga introdotta una legge che permetta ad ogni genitore di riconoscere alla nascita lə propriə figlə, superando il criterio che garantisce tale prerogativa soltanto al genitore biologico.

Chiediamo la cessazione delle riassegnazioni chirurgiche del sesso deə bambinə natə con caratteristiche fisiche considerate non conformi rispetto a una norma completamente irrealistica, motivate da necessità tutt’altro che di salute. Troppo spesso, infatti, le operazioni a cui le persone intersex sono sottoposte niente hanno a che fare con la sopravvivenza e per ampliare questa realtà di consapevolezza sociale, chiediamo la realizzazione di incontri di formazione e sensibilizzazione rivolta a medici, infermieri, ostetriche e personale sanitario in generale affinché risulti progressivamente impossibile confondere una tutela alla vita con un’imposizione ideologica che menoma parte di un’esistenza. Siamo sicuri e certi nel sostenere che non sussista anomalia ma solamente specificità e per questo chiediamo di incoraggiare il processo di autodeterminazione delle persone intersex, affinché possano esprimersi autonomamente e dare il proprio consenso informato a eventuali trattamenti.

Questi sono anni in cui il sistema democratico è fortemente messo in crisi dalla situazione internazionale che, proponendo alle persone un quadro di guerra e pericolo, non permette di proiettare sul futuro una rosea speranza di libertà. Troppo di frequente governi di stati esteri hanno virato su strategie governative incentrate sulla paura, sull’odio e sulla necessità di riduzione del diritto individuale, al fine di una millantata sicurezza sociale. E tra queste non possiamo non citare l’abolizione del diritto al Pride imposta dal governo di Orban in Ungheria. La democrazia deve essere difesa e curata mentre è ancora in essere e non rianimata o rimpianta una volta perduta.

Al fine di non rimanere silenti davanti ad una privazione progressiva di diritti democratici, chiediamo di rafforzare l’informazione e la tutela del diritto al dissenso e alla sua libera manifestazione. Sconcertante è l’intimidazione da parte della classe politica verso chi protesta, e preoccupante è l’impiego della violenza durante le manifestazioni da parte delle forze dell’ordine.

Riteniamo preoccupante il coinvolgimento delle associazioni dichiaratamente antiabortiste nei consultori e le pratiche barbariche come l’ascolto del battito del feto prima dell’interruzione di gravidanza.

Chiediamo che la legge 194 sul diritto all’aborto sia davvero effettiva, garantendo all’interno di ogni ospedale e struttura sanitaria pubblica consultoriale la presenza di personale medico non obiettore di coscienza, favorendo l’apertura di consultori pubblici, laddove vi sia carenza, e di favorire il loro accesso. A questo scopo, occorre riequilibrare la presenza del personale, istituendo bandi di concorso riservati a medici specialisti che pratichino l’interruzione di gravidanza e che non abbiano pregiudiziali verso questa. Chiediamo inoltre con forza il ritiro di tutte le mozioni presentate nei consigli comunali volti a erogare denaro pubblico verso associazioni dichiaratamente contrarie alla pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza.

La democrazia non può prescindere dalla formazione e dall’educazione e questi due concetti non possono essere associati alla democrazia se privi di due aggettivazioni: formazione “libera” ed educazione “consapevole”. Per questo motivo chiediamo la tutela al diritto di corretta formazione e informazione, in particolare in ambiente scolastico, dove questa sia libera da censure e non contribuisca alla discriminazione attraverso la creazione di stereotipi. Chiediamo quindi che venga promossa l’educazione alle differenze e alla creazione di una cultura di valori che promuova l’espressione personale come forma di libertà, verso il superamento del bullismo e della cultura omo/bi/lesbo/transfobica.

Chiediamo inoltre un’educazione sessuale, al genere e all’affettività più ampia e corretta, che vada a promuovere le varie sfaccettature del sesso, del genere e dell’affetto in maniera da permettere a tutti di poter normalizzare le proprie individualità e caratteristiche. Chiediamo che questa educazione venga fornita in tutte le scuole, fin dalle elementari, e in tutti i luoghi di formazione e nei posti di lavoro, per il personale e per gli utenti. Chiediamo inoltre che nei vari corsi di laurea delle Università italiane si dedichi il giusto spazio alla nostra comunità, soprattutto in vista di una formazione più corretta per le future generazioni nelle varie professioni.

Nello specifico, chiediamo poi la formazione del personale d’ambito sanitario, a partire dal percorso universitario, con specifica attenzione al personale di pronto soccorso, per l’adeguata accoglienza e presa in carico delle persone LGBTQIA+ e la formazione di medici e infermieri in tema di benessere e problematiche di salute delle persone appartenenti alla comunità.

Chiediamo rispetto, libertà, dignità per le lavoratrici e i lavoratori, e leggi che non favoriscano la precarizzazione del mercato del lavoro. Chiediamo il superamento del divario retributivo di genere e una paga che sia degna, commisurata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, come richiesto dalla Costituzione.

Chiediamo l’inclusività e l’integrazione per tutte le persone della comunità LGBTQIA+, nonché interventi per favorirne la formazione e l’inserimento nel mercato del lavoro, con specifica attenzione alle persone transgender, in particolare alle trans femminili. Chiediamo inoltre la promozione dell’inclusione lavorativa e dell’autoimprenditorialità də lavoratorə LGBTQIA+.

Chiediamo che ogni azienda – oltre a non accettare e a denunciare comportamenti di molestie e violenze nei confronti də lavoratorə – si impegni a promuovere iniziative di prevenzione e contrasto al fenomeno della violenza, a predisporre azioni di supporto al reinserimento lavorativo delle vittime e a promuovere attività di sensibilizzazione.

Chiediamo l’istituzione di strumenti di sostegno al reddito, in forma individuale e slegati dal nucleo familiare, che sostengano le persone nel loro percorso di autodeterminazione.

Chiediamo la costituzione di nuove forme di welfare, anche in ambito abitativo, che vadano a tutelare le persone vittime della perdita della casa, per motivi economici, per via di un allontanamento o la fuga da situazioni di violenza domestica.

Chiediamo infine che il diritto alla salute torni ad essere oggetto di politiche mirate e finanziamenti adeguati, evitando che demagogici tagli orizzontali alla tassazione, si trasformino in pericolosi tagli alla sanità e alla sua progressiva privatizzazione, ancora una volta a svantaggio di quelle classi più povere della popolazione non in grado di rivolgersi ai servizi privati.

Occorre una revisione delle politiche nei confronti delle persone migranti per favorirne un reale inserimento dopo l’uscita dai centri di accoglienza e tutela dei diritti fondamentali di ogni individuo, richiedente asilo o meno.

Spesso i servizi rivolti alle persone migranti sono erogati senza tenere in considerazione la dimensione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Chiediamo quindi maggiore tutela e formazione per i migranti LGBTQIA+ che fuggono a causa di persecuzioni, anche di natura sessuale: soprattutto a causa dei tabù verso i temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, molte persone migranti LGBTQIA+ non possono contare su un valido aiuto e restano isolate nella propria emarginazione.

Riaffermiamo infine con forza la necessità di introdurre nella legislazione nazionale il principio dello Ius Soli, secondo cui chi nasce sul suolo italiano, è italiano.

Chiediamo che si prosegua il cammino intrapreso tramite l’approvazione del testamento biologico verso l’approvazione di una legge che riconosca in modo assoluto ai cittadini il diritto alla libera scelta sulla propria esistenza e sulla sua fine.

Riteniamo che ogni persona, con qualsiasi tipo di disabilità, abbia la stessa libertà di scelta di di partecipare alla società come stabilito dai progetti di Vita Indipendente. Definita dall’articolo 9 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, la Vita Indipendente è stata motivo di ipotesi di riforma in Italia fin dal 2021 (Legge Delega 227) con proposta di attuazione sperimentale al 2025. Questa ipotesi attuativa è stata di recente posticipata dall’attuale governo a non prima del 2027. Chiediamo che non venga bloccato questo iter attuativo e che in parallelo venga promossa una nuova legge specifica sulla Vita Indipendente, rivolta a tutte le disabilità e scritta con la partecipazione prevalente di persone disabili. 

Oltre a ciò, sottolineiamo l’importanza del garantire il diritto al sesso e all’affettività per tutte le persone affette da disabilità. Parlare di sesso e disabilità significa parlare di affetto e di diritti, di emozioni e di professioni: il tema ruota sempre e comunque attorno al concetto di dignità. Chiediamo il riconoscimento dei diritti sessuali delle persone con disabilità e il recupero del testo del disegno legge “Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità”, presentato nel 2014 e mai avviato all’iter legislativo, che propone l’istituzione della figura dell’assistente sessuale.

Chiediamo che si cambi radicalmente l’approccio legislativo repressivo, caratterizzato da un aumento delle pene per i reati di lieve entità, e si passi piuttosto ad un approccio di recupero e riabilitazione.

È oramai evidente come il tema ambientale sia uscito dalle priorità dell’agenda europea, sebbene i segnali del cambiamento climatico restino davanti agli occhi di tutti. La portata degli effetti sull’ambiente e in prospettiva sul nostro stile di vita non è ancora pienamente prevedibile. Il modello di sviluppo deve essere rivisto: mentre è evidente come gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica devono essere ancora più ambizioni, fatichiamo perfino a rispettare quelli concordati in passato. Chiediamo politiche che mettano al centro dell’agenda la sostenibilità ambientale e la riduzione del riscaldamento climatico, in modo da lasciare un pianeta ancora vivibile e accogliente alle future generazioni. Chiediamo politiche che promuovano ulteriormente la riduzione dei rifiuti, il riciclo e l’economia circolare, riducendo quindi il ricorso a discariche e termovalorizzatori. Chiediamo sia rivista la mobilità cittadina, promuovendo politiche che limitino l’uso delle auto nella città, con la creazione di alternative virtuose attraenti per i cittadini, predisponendo trasporti pubblici a basse emissioni e progettando una rete capillare di vie ciclabili.

Siamo infine profondamente preoccupati per l’escalation bellica alla quale assistiamo nel mondo, in particolare per l’assenza ancora oggi di un orizzonte di pace nella striscia di Gaza e in Ucraina, nel conflitto generato dall’invasione russa. Riteniamo che una politica di difesa europea non possa guardare al riarmo dei singoli Stati come unica soluzione per fare fronte ai tempi di guerra e di allarme crescente che stiamo vivendo. Occorre prediligere l’uso della via diplomatica, la tutela del diritto europeo e internazionale nella costruzione di un progetto di difesa comune che vede al centro un’Europa democratica, a tutela del diritto di autodeterminazione dei popoli e dei singoli. Siamo profondamente convinti che ogni conflitto, aggressione, invasione e violazione del diritto internazionale rappresenti una sconfitta per l’umanità intera, e ogni vittima e violazione dei diritti umani sia una ferita profonda nella nostra anima. Chiediamo che la comunità europea compia tutti gli sforzi possibili per far cessare i conflitti, per costruire la pace, affinché tutti i popoli e le future generazioni possano vivere in un mondo di pace duratura, in particolare sul fronte mediorientale, dove un probabile allargamento del conflitto porterebbe ad una catastrofe umanitaria senza confine.

Chiediamo infine che vengano riconosciuti al popolo palestinese i propri diritti e che venga finalmente avviato un processo di pace che preveda la creazione di uno stato palestinese.

Gli enti firmatari del documento

  • Tessere Le Identità APS
  • Agedo Asti Alba Alessandria
  • Associazione Comunità San Benedetto al Porto APS
  • Casa delle Donne TFQ Alessandria
  • Casa di Quartiere
  • Casale Arcobaleno
  • Cellula Coscioni Alessandria
  • Centro Inclusivamente
  • CGIL Alessandria
  • Collettivo Bunch
  • Compagnia Teatrale Stregatti
  • Coompany Cooperativa Sociale
  • Cultura e sviluppo
  • ICS ETS
  • Il Gabbiano Cooperativa Sociale
  • Me.Dea Centro antiviolenza
  • Medusə
  • Progetto Traballo
  • Radio Gold
  • Ristorazione Sociale
  • Sin Art
  • UIL
  • YGGDRA

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